martedì 26 febbraio 2013

Ottenere informazioni strategicamente interessanti. Come? - Prima parte


Abbiamo deciso anche per questo argomento di fare un articolo diviso in due parti al fine di poter analizzare nel dettaglio l'argomento, affiancando ad una parte tendenzialmente teorico-riflessiva una parte più pratica e tecnica.

Infatti, uno degli aspetti più complessi da gestire per chi lavora in azienda, sia esso il fondatore di una start up o il Ceo di una grande azienda da anni presente sul mercato, è quello di conoscere ed acquisire informazioni rilevanti sull'ambiente interno ed esterno. Tuttavia, se le informazioni interne ad una azienda sono (potrebbero essere) facili da ottenere (e ciò non vuol dire che sia un'attività semplice!) rispetto all'ambiente esterno molto spesso è difficile reperire le informazioni che consentono di abbassare il rischio di ogni decisione strategica. Ecco quindi che ogni azienda, in relazione alla sua grandezza, è solitamente portata ad investire nelle ricerche di mercato con l'obiettivo di ottenere le informazioni che cerca.
Tuttavia sulle ricerche di mercato si aprono ampi spazi di interpretazione e di modalità di conduzione, spesso centrate su una visione miope del contesto sociale e che quindi non sempre porta ad avere dati significativi.

mercoledì 20 febbraio 2013

Una breve riflessione sulla usability

E' incredibile come, a volte, non ci si renda conto di quante risorse si possano sprecare o di quanti guadagni vengano meno a causa di una gestione miope di alcune dinamiche aziendali.
Spesso si tende a sottovalutare il ruolo di alcuni strumenti tecnologici che, per un'azienda che li gestisce quotidianamente sono chiari e facili da usare, ma che non sempre fuori dall'azienda ottengono la stessa percezione. Vi siete mai chiesti quindi quanto sia facile da usare il vostro sito, un vostro gestionale, un software, o qualsiasi altro vostro strumento IT? Probabilmente no, o non abbastanza da indurvi un reale cambio di atteggiamento verso la tecnologia e, peggio ancora, verso i vostri clienti. Il filmato che segue racconta in maniera semplice ed efficace quante opportunità si possono facilmente sprecare e quanto un investimento anche importante possa essere, a volte, recuperato in tempi brevi.

domenica 17 febbraio 2013

La riorganizzazione aziendale secondo l'approccio "Lean Thinking" (Seconda parte)

Vi propongo oggi la seconda parte dell'articolo sulla metodologia "Lean Thinking" utile a tagliare gli sprechi in azienda e ad ottimizzare le varie fasi del processo produttivo.

In questa seconda parte, come accennato nell'articolo precedente saranno analizzate puntualmente le varie fasi che compongono l'approccio progettuale da me generalmente utilizzato. Di seguito si riporta la figura che schematizza le fasi dell'approccio e la loro analisi approfondita:


FASE 1 - ANALISI PRELIMINARE E MICROPROGETTAZIONE

sabato 9 febbraio 2013

La riorganizzazione aziendale secondo l'approccio "Lean Thinking" (Prima parte)

Nel corso della mia carriera mi sono ritrovato più volte a far parte come consulente esterno di programmi di riorganizzazione sia a livello aziendale che di business unit. Nel presente articolo mi piacerebbe condividere l'approccio utilizzato per la riorganizzazione di una business unit attraverso l'adozione dell'approccio "Lean Thinking", provando a generalizzare i contenuti per renderlo fruibile a tutti e nel maggior numero di circostanze possibili.

Prima di entrare nel vivo della parte pratica (anticipo che l'articolo si comporrà di 2 parti), voglio spendere due parole per spiegare in cosa consiste l'approccio utilizzato.

L'approccio Lean Thinking racchiude un insieme di tecniche e metodologie di organizzazione dei processi produttivi il cui obiettivo è quello di massimizzare il valore per i clienti interni ed esterni, fornendo quello che vogliono, quando, come e dove lo vogliono, minimizzando al contempo i costi e le inefficienze.
L'approccio è stato sviluppato a partire dall'esperienza Toyota, e si è dimostrato particolarmente efficace per l'organizzazione del lavoro anche in ambito di Service Management.

Gli interventi basati sul Lean Thinking prevedono:

mercoledì 6 febbraio 2013

Vuoi tenerti il cliente? Rendigli la vita semplice!

Prendo spunto da un recente articolo di Patrick Spenner e Karen Freeman (Direttori Generali del Corporate Executive Board) per introdurre un argomento molto attuale: qual è il modo corretto per creare una loyalty a prova di bomba verso la propria azienda/prodotto/servizio?

Chi si occupa di marketing, considera i consumatori di oggi come delle persone particolarmente esperte nel setacciare i dati e nel padroneggiare le dinamiche della rete con dispositivi mobili, pronti a precipitarsi al volo su qualunque brand o negozio proponga l'affare migliore. Il ragionamento che sta dietro quest'idea è che la fedeltà al marchio sta scomparendo. In risposta a questo fenomeno le aziende hanno reso più evoluti i loro messaggi, ritenendo che quanta più interazione e informazione offriranno, tanto più alte saranno le probabilità di conservare questi clienti sempre più distratti e "infedeli". Peccato che per molti consumatori il volume crescente dei messaggi di marketing non sia qualcosa che li aiuta, ma che li travolge. Invece di attrarli, gli esperti di marketing li stanno allontanando con i loro instancabili e mal concepiti tentativi di coinvolgimento.

sabato 2 febbraio 2013

Sei convinto di lavorare bene? Mettiti alla prova...del cliente!

"Il divario tra clienti soddisfatti e clienti insoddisfatti può far fallire un'azienda" (Harvard Business Review). È questa una breve ma assolutamente vera definizione che ogni manager o imprenditore dovrebbe sempre avere bene in mente.
Fare impresa oggi vuol dire certamente avere la capacità di soddisfare un bisogno (esplicito o latente) di un consumatore, ma probabilmente questa è una condizione necessaria ma non sufficiente per avere successo. Molto spesso infatti accade di vedere imprese nascere, arrivare anche ad importanti risultati in termini di fatturato, utili, ecc. e poi? All'improvviso la crisi; non quella frutto del mercato, della diminuzione dei consumi, ecc. bensì quella dovuta ad aver incontrato il cliente e ad averlo abbandonato proprio nel momento in cui si fidava di te!

Ecco quindi che sarebbe opportuno che ogni imprenditore si ponesse qualche domanda sulla propria attività, come ad esempio:

- il mio prodotto/servizio va incontro ai bisogni dei clienti?
- il  mio  prodotto/servizio  produce  valore  per  i clienti?
- la cura del cliente avviene in tutte le fasi della relazione con lo stesso (pre-vendita, post-vendita, assistenza, informazioni, ecc.) oppure il cliente è abbandonato a se stesso subito dopo che ha fatto l'acquisto?
- ciò che offro alla clientela è il massimo o posso fare qualcosa in più?
Si potrebbe continuare ancora a lungo con queste domande e probabilmente ad alcune di esse, un imprenditore che abbia piena conoscenza della propria attività saprà rispondere anche in autonomia, tuttavia non è sufficiente; è il caso di aprire la porta ai clienti e chiedere loro un parere, un feedback, un'opinione che possa dimostrare quanto siamo bravi o quanto dobbiamo ancora imparare a fare (prima che sia troppo tardi!).