giovedì 25 aprile 2013

Reti di imprese. Collaborare per allontanare la crisi.

I numeri dicono che lo strumento funziona e, sulla carta, anche le principali forze politiche sono pronte a sostenerne lo sviluppo. Il contratto di rete, istituito con la legge 33 del 2009, si conferma per le imprese una chance preziosa per valorizzare sinergie con cui rispondere alla crisi: l'ultimo bilancio di Unioncamere, effettuato su dati Infocamere, calcola che a fine 2012 siano 647 quelli attivati in Italia per un totale di 3.360 soggetti coinvolti.

In un precedente articolo abbiamo accennato alla grande possibilità offerta dal Contratto di Rete alle PMI italiane per permettere loro di competere nel mercato internazionale, ebbene il prossimo passo per le reti formatesi sarà proprio quello di dare un respiro internazionale ai contratti, facendone dunque un'arma per favorire la crescita all'estero di aziende che da sole resterebbero confinate nel mercato domestico.

I contratti di rete sono da tempo nell'agenda di Confindustria e il tema dell'aggregazione, seppure con pochi dettagli sui possibili interventi, è presente nella piattaforma programmatica dei principali schieramenti politici. Lo strumento può contare in sostanza su un apprezzamento trasversale e potrebbe essere al centro delle scelte di politica industriale del prossimo governo. 

Tornando al bilancio Unioncamere, la fetta più ampia è rappresentata da contratti che coinvolgono tra quattro e nove imprese (310). Sono invece 175 i contratti con tre soggetti, 92 quelli che ne contano due. Al momento è attivo solo un contratto con oltre 50 imprese. 

Fino ad ora i numeri del fenomeno, ma, come si forma e come si gestisce una rete di imprese? Per spiegarlo nel migliore dei modi, ricorriamo a un esempio concreto esposto da Stefano Benetti di ASSORETIPMI (Comitato per l’Internazionalizzazioni Reti):

domenica 21 aprile 2013

Crescere attraverso la formazione? Possibile e gratuito!

Gli adulti 25-64enni in istruzione o formazione sono passati in Italia dal 6,2% del 2010 al 5,7% del 2011, una percentuale ben distante dall'obiettivo europeo del 12%. A fronte di una media comunitaria dell'8,9%, il confronto con i partner europei è particolarmente critico per il nostro paese soprattutto rispetto alle realtà del Nord Europa.” E' quanto emerge dal XIII Rapporto sulla formazione continua 2011-2012, realizzato dall'Isfol per conto del ministero del Lavoro, che sottolinea come “il trend rispecchia l'andamento della congiuntura economica: dopo una crescita costante nel 2004-08 la tendenza si è invertita dal 2008, avviando una fase di calo che perdura tuttora.

sabato 6 aprile 2013

Internazionalizzazione. Parola d'ordine per le PMI Italiane per uscire dalla crisi.

Le previsioni contenute nel Rapporto Unioncamere tracciano un quadro pessimistico della situazione economica italiana: come al solito quest’anno il Pil calerà i posti di lavoro diminuiranno come d'altronde caleranno anche i consumi delle famiglie.

L’internazionalizzazione e l’export diventano quindi da opportunità un vero e proprio “must” per le imprese che intendono tornare o continuare a crescere.
Le ragioni che storicamente hanno spinto numerose imprese italiane a percorrere le due strade dell’export e della delocalizzazione sono l’abbattimento dei costi e la penetrazione di nuovi mercati.