I numeri dicono che lo strumento
funziona e, sulla carta, anche le principali forze politiche sono pronte a
sostenerne lo sviluppo. Il contratto di rete, istituito con la legge 33 del
2009, si conferma per le imprese una chance preziosa per valorizzare sinergie
con cui rispondere alla crisi: l'ultimo bilancio di Unioncamere, effettuato su
dati Infocamere, calcola che a fine 2012 siano 647 quelli attivati in Italia
per un totale di 3.360 soggetti coinvolti.
I contratti di rete sono da tempo
nell'agenda di Confindustria e il tema dell'aggregazione, seppure con pochi
dettagli sui possibili interventi, è presente nella piattaforma programmatica
dei principali schieramenti politici. Lo strumento può contare in sostanza su un apprezzamento trasversale
e potrebbe essere al centro delle scelte di politica industriale del prossimo
governo.
Tornando al bilancio Unioncamere,
la fetta più ampia è rappresentata da contratti che coinvolgono tra quattro e
nove imprese (310). Sono invece 175 i contratti con tre soggetti, 92 quelli che
ne contano due. Al momento è attivo solo un contratto con oltre 50 imprese.
Fino ad ora i numeri del fenomeno, ma, come si forma e come si gestisce una rete di imprese? Per spiegarlo nel migliore dei modi, ricorriamo a un esempio concreto esposto da Stefano Benetti di ASSORETIPMI (Comitato per l’Internazionalizzazioni Reti):
"Le 13 imprese che hanno realizzato questa Rete, e stiamo parlando della provincia di Varese, operavano nei settori delle lavorazioni meccaniche – costruzioni meccaniche – trattamenti; in parte già si conoscevano ed alcune avevano anche rapporti professionali e/o personali.
Un paio di queste aziende, particolarmente attente al tema dell’innovazione, vennero a conoscenza dei Contratti di Rete e di un finanziamento camerale disponibile per la loro costituzione. Da lì iniziò il loro progetto di collaborazione.
Per quanto il gruppo disponesse di una leadership interna che motivava e trascinava, i limiti di tempo e di conoscenza specifica del “processo” portarono alla scelta di farsi accompagnare, nel percorso di costituzione della Rete e relativo Contratto, da una società di consulenza esterna (grazie anche al finanziamento disponibile). La funzione di consulenza (coaching) era quella di far conoscere e prendere coscienza di tutti quegli aspetti, individuali e collettivi, che servivano a sviluppare il senso e gli strumenti di una collaborazione efficace, e guidare poi il gruppo verso la meta finale.
Si partì dal valutare le varie aziende e la loro “qualità” operativa (screening), così da far emergere tutte le potenzialità di miglioramento individuale e di interazione.
Venne creato uno schema di messa a punto dei “correttivi”, così che le singole aziende potessero meglio operare e sintonizzarsi in un contesto di rete.
Si passò poi ad individuare le varie “Aree di Collaborazione” (marketing, vendite, acquisti, produzione, logistica, etc.) creando diversi “sottogruppi” i quali, particolarmente sensibili alla specifica area, vi si concentrassero sviluppandola gradualmente.
Gli indirizzi operativi dei gruppi toccavano specifici temi, quali: Gestione e sviluppo mercato, Messa a punto di prodotto e offerta, Gestione di produzione e logistica, Interazione operativa ed economica, Identità operativa della rete, Ottimizzazione inter-rete delle capacità, Creazione di un Database comune, etc.
I temi erano molti ed era essenziale programmarli con metodo e scadenze precise, cercando di affrontarli in un contesto propositivo e realistico ad un tempo.
Il gruppo si diede un anno di tempo per arrivare alla definitiva stesura e sottoscrizione del contratto, consolidando nel frattempo la collaborazione ed i primi risultati concreti.
Il lavoro non è stato semplice né facile, si è passati dal doversi (realmente) conoscere al condividere obiettivi (ma anche valori), si è dovuto dare disponibilità ed impegno, darsi delle regole, concordare un piano di lavoro (distribuendo compiti e verificandone i progressi), essere ambiziosi, coerenti… e pazienti.
Creare una rete è quindi un processo semplice e complesso ad un tempo, nasce dalla “vision” di qualcuno e da altri che la condividono. Cresce con la serietà e l’impegno di chi costituisce una società ex-novo, ma non nega l’identità e l’autonomia imprenditoriale di chi vi partecipa. Anzi la può esaltare."
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