Intorno a noi sentiamo
costantemente pessimismo e negatività. Sentiamo parlare, ad esempio, di crisi,
delle difficoltà economiche di chi fa impresa e del calo dei consumi. Tuttavia
è forse giunto il momento di porsi una domanda: siamo sicuri di fare sempre il massimo che è nelle nostre possibilità?
Cerco di essere più chiaro. Ogni azienda si scontra con alcune difficoltà
tipiche di chi si trova in un mercato complesso e instabile come quello
attuale; vede il suo fatturato crollare e spesso il manager/imprenditore non sa
cosa fare per risollevare le sorti dell'azienda. Accade allora che nel
tentativo estremo di cambiare un destino già scritto si compia un'imprudenza
che non fa altro che avvicinare l'azienda verso quel destino dal quale cercava
di scappare. Un'alternativa a ciò è quella di cercare qualcuno (probabilmente un
consulente o un manager capace) che possa aiutare l'imprenditore a creare realmente un cambiamento: essere
portatori di un cambiamento in azienda, non vuol dire stravolgere l'esistente
bensì vuol dire eliminare delle inefficienze in un sistema che con ogni
probabilità ha già dimostrato in passato essere valido. Quindi fare cambiamento può voler dire intervenire sulla logistica (o parte di
essa), oppure investire in Ricerca &
Sviluppo aspetto fondamentale per realizzare prodotti/servizi capaci di
soddisfare pienamente e a tempo zero
i fabbisogni dei clienti. Si potrebbe ad esempio intervenire sugli acquisti, in modo da individuare la via
per ottimizzare i costi, oppure si potrebbero implementare i processi di lean
in modo da eliminare gli sprechi ed ottimizzare il consumo di materie prime.
Probabilmente si potrebbe continuare ancora a lungo parlando di tutti i possibili
interventi strutturali realizzabili all'interno di un'azienda. Tuttavia non
credete manchi qualcosa in tutte le cose giuste ed indispensabili che abbiamo
visto fin'ora?
Non credete ci siano, nelle proposte di intervento viste fin qui,
le gelide emozioni (non emozioni) tipiche dei robot? Ed è proprio questo che
manca: il calore che contraddistingue
l'essere umano. Il vissuto delle
persone. È probabilmente giunto il
momento di abbandonare le fredde logiche meccanicistiche per prendere coscienza
di come ogni azienda è fatta di persone e che da esse dipende il successo o il
fallimento di un'attività commerciale.
La domanda giusta da farsi
quindi sarà probabilmente la seguente: cosa
faccio (io imprenditore/manager) per le mie persone? Quali pratiche di
organizzazione aziendale e gestione del personale agisco ogni giorno nella mia
azienda? Sono proprio questi alcuni degli aspetti fondamentali presi in
esame dal "Great Place to Work
Istitutes" organismo che stila le classifiche internazionali delle best
companies per le quali lavorare. L'ambiente di lavoro infatti è spesso
il luogo dove ogni persona passa la maggior parte del proprio tempo; per questa
ragione è indispensabile, affinché la qualità produttiva di ogni persona sia al
top, che si fornisca loro un «ambiente di lavoro nel quale i collaboratori
sono gratificati, in cui si sentono a proprio agio e che riesce a bilanciare le
esigenze di business con quelle individuali, con elevati livelli di
produttività e che riesce ad affrontare le sfide dei mercati e a sconfiggere la
concorrenza» (da Il Sole 24 Ore del 13 dicembre 2012, pag. 50). Sia chiaro:
l'ambiente di lavoro non è soltanto un luogo pulito, ergonomicamente corretto,
dotato di norme di sicurezza, ecc. (tutto ciò dovrebbe essere il requisito
base), bensì è dato «dalla relazione
degli individui con tre componenti dell'organizzazione: il management, col
quale deve esistere un rapporto di reciproca fiducia; il proprio lavoro, del
quale bisogna andare orgogliosi; i colleghi, con cui stringere rapporti di
rispetto, amicizia e senso di squadra» (da Il Sole 24 Ore del 13 dicembre
2012, pag. 50).
Oggi esistono diversi modi
per comunicare con i dipendenti, e ci sono diversi modi affinché una persona si senta apprezzata e ascoltata
sul luogo di lavoro; uno di questi modi è quello di effettuare un'analisi del clima organizzativo, che
attraverso l'osservazione di alcuni indicatori (come ad esempio le relazioni
tra colleghi, le relazioni con i capi, la gratificazione economica, ecc.)
restituisce una reale radiografia dei
vissuti organizzativi. Ed è proprio partendo da questi check up aziendali che si possono scoprire i punti di forza e le
aree da potenziare di un'organizzazione e si possono strutturare quindi dei
percorsi di intervento che vedano le
persone al centro e che possono culminare in tante attività: il telelavoro,
ad esempio, pratica utilizzata con grande successo da Cisco System garantendo un soddisfacente "work-life
balance". Oppure, come vissuto in Tetra
Pak Packaging, «l'adozione di
convenzioni e sconti con esercizi commerciali e servizi vari, [...] che mirano a consolidare l'orgoglio e lo
spirito di gruppo tra colleghi» (da Il Sole 24 Ore del 13 dicembre 2012,
pag. 50). Ovviamente, non è meno importante la creazione di percorsi di crescita personale e professionale
all'interno e fuori dal contesto organizzativo.
Molte aziende hanno capito
l'importanza di dare ascolto alle proprie persone, tuttavia queste aziende
rappresentano ancora una percentuale
esigua nel ricco contesto di piccole e medie imprese presenti in Italia.
Una recente ricerca commissionata da Asfor
(Associazione Italiana Formazione Manageriale) a Cuoa (Centro Universitario di Organizzazione Aziendale) dimostra
come le aziende che hanno investito
sullo sviluppo professionale delle proprie persone (ad iniziare dagli
imprenditori) hanno vissuto un'importante crescita del fatturato. In considerazione dell'instabilità
economica che viviamo attualmente forse è arrivato il momento di riflettere su
quali siano le priorità organizzative alle quali prestare immediatamente
attenzione.
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