martedì 18 dicembre 2012

Produttività? Una questione personale


Intorno a noi sentiamo costantemente pessimismo e negatività. Sentiamo parlare, ad esempio, di crisi, delle difficoltà economiche di chi fa impresa e del calo dei consumi. Tuttavia è forse giunto il momento di porsi una domanda: siamo sicuri di fare sempre il massimo che è nelle nostre possibilità? Cerco di essere più chiaro. Ogni azienda si scontra con alcune difficoltà tipiche di chi si trova in un mercato complesso e instabile come quello attuale; vede il suo fatturato crollare e spesso il manager/imprenditore non sa cosa fare per risollevare le sorti dell'azienda. Accade allora che nel tentativo estremo di cambiare un destino già scritto si compia un'imprudenza che non fa altro che avvicinare l'azienda verso quel destino dal quale cercava di scappare. Un'alternativa a ciò è quella di cercare qualcuno (probabilmente un consulente o un manager capace) che possa aiutare l'imprenditore a creare realmente un cambiamento: essere portatori di un cambiamento in azienda, non vuol dire stravolgere l'esistente bensì vuol dire eliminare delle inefficienze in un sistema che con ogni probabilità ha già dimostrato in passato essere valido. Quindi fare cambiamento può voler dire intervenire sulla logistica (o parte di essa), oppure investire in Ricerca & Sviluppo aspetto fondamentale per realizzare prodotti/servizi capaci di soddisfare pienamente e a tempo zero i fabbisogni dei clienti. Si potrebbe ad esempio intervenire sugli acquisti, in modo da individuare la via per ottimizzare i costi, oppure si potrebbero implementare i processi di lean in modo da eliminare gli sprechi ed ottimizzare il consumo di materie prime. Probabilmente si potrebbe continuare ancora a lungo parlando di tutti i possibili interventi strutturali realizzabili all'interno di un'azienda. Tuttavia non credete manchi qualcosa in tutte le cose giuste ed indispensabili che abbiamo visto fin'ora?
Non credete ci siano, nelle proposte di intervento viste fin qui, le gelide emozioni (non emozioni) tipiche dei robot? Ed è proprio questo che manca: il calore che contraddistingue l'essere umano. Il vissuto delle persone. È probabilmente giunto il momento di abbandonare le fredde logiche meccanicistiche per prendere coscienza di come ogni azienda è fatta di persone e che da esse dipende il successo o il fallimento di un'attività commerciale.
La domanda giusta da farsi quindi sarà probabilmente la seguente: cosa faccio (io imprenditore/manager) per le mie persone? Quali pratiche di organizzazione aziendale e gestione del personale agisco ogni giorno nella mia azienda? Sono proprio questi alcuni degli aspetti fondamentali presi in esame dal "Great Place to Work Istitutes" organismo che stila le classifiche internazionali delle best companies per le quali lavorare. L'ambiente di lavoro infatti è spesso il luogo dove ogni persona passa la maggior parte del proprio tempo; per questa ragione è indispensabile, affinché la qualità produttiva di ogni persona sia al top, che si fornisca loro un «ambiente di lavoro nel quale i collaboratori sono gratificati, in cui si sentono a proprio agio e che riesce a bilanciare le esigenze di business con quelle individuali, con elevati livelli di produttività e che riesce ad affrontare le sfide dei mercati e a sconfiggere la concorrenza» (da Il Sole 24 Ore del 13 dicembre 2012, pag. 50). Sia chiaro: l'ambiente di lavoro non è soltanto un luogo pulito, ergonomicamente corretto, dotato di norme di sicurezza, ecc. (tutto ciò dovrebbe essere il requisito base), bensì è dato «dalla relazione degli individui con tre componenti dell'organizzazione: il management, col quale deve esistere un rapporto di reciproca fiducia; il proprio lavoro, del quale bisogna andare orgogliosi; i colleghi, con cui stringere rapporti di rispetto, amicizia e senso di squadra» (da Il Sole 24 Ore del 13 dicembre 2012, pag. 50).
Oggi esistono diversi modi per comunicare con i dipendenti, e ci sono diversi modi affinché una persona si senta apprezzata e ascoltata sul luogo di lavoro; uno di questi modi è quello di effettuare un'analisi del clima organizzativo, che attraverso l'osservazione di alcuni indicatori (come ad esempio le relazioni tra colleghi, le relazioni con i capi, la gratificazione economica, ecc.) restituisce una reale radiografia dei vissuti organizzativi. Ed è proprio partendo da questi check up aziendali che si possono scoprire i punti di forza e le aree da potenziare di un'organizzazione e si possono strutturare quindi dei percorsi di intervento che vedano le persone al centro e che possono culminare in tante attività: il telelavoro, ad esempio, pratica utilizzata con grande successo da Cisco System garantendo un soddisfacente "work-life balance". Oppure, come vissuto in Tetra Pak Packaging, «l'adozione di convenzioni e sconti con esercizi commerciali e servizi vari, [...] che mirano a consolidare l'orgoglio e lo spirito di gruppo tra colleghi» (da Il Sole 24 Ore del 13 dicembre 2012, pag. 50). Ovviamente, non è meno importante la creazione di percorsi di crescita personale e professionale all'interno e fuori dal contesto organizzativo.
Molte aziende hanno capito l'importanza di dare ascolto alle proprie persone, tuttavia queste aziende rappresentano ancora una percentuale esigua nel ricco contesto di piccole e medie imprese presenti in Italia. Una recente ricerca commissionata da Asfor (Associazione Italiana Formazione Manageriale) a Cuoa (Centro Universitario di Organizzazione Aziendale) dimostra come le aziende che hanno investito sullo sviluppo professionale delle proprie persone (ad iniziare dagli imprenditori) hanno vissuto un'importante crescita del fatturato. In considerazione dell'instabilità economica che viviamo attualmente forse è arrivato il momento di riflettere su quali siano le priorità organizzative alle quali prestare immediatamente attenzione.

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